
Già da qualche anno degli esseri umani vengono spostati come pacchi, dal nostro Paese buono verso altri Paesi, meno buoni perché in crisi o in guerra. Se sono sopravvissuti all’odissea che hanno affrontato per arrivare, se non li hanno lasciati morire o respinti in mare, li chiudono nei cosiddetti Cie, delle specie di carceri-magazzini, dove vengono numerati e timbrati prima di essere rispediti al mittente. Ma si sa, le poste sono lente: e quegli esseri umani rimangono nei container dei Cie anche per 18 mesi. Li chiamano migranti, ma sarebbe più corretto chiamarli plichi o pieghi o involti: oggetti. Tanto che adesso si arriva persino a imballarli con lo scotch, proprio come negli uffici postali. E ci manca soltanto di tatuarli o marchiarli con un francobollo a carico del destinatario… Gli esseri disumani che hanno consentito per legge queste torture, gli ipocriti che le avallano, gli esecutori che le perpetrano e qualsiasi organizzazione sia anche minimamente complice di tale nefandezza: tutti dovrebbero essere processati per crimini contro l’umanità. Sarà difficile gridarlo, se cuciranno la bocca anche a noi. Vorrà dire che continueremo a dirlo con l’unica arma delle nostre mani ammanettate: una penna. O lo diremo con gli occhi. Tenendoli sempre aperti, sempre puntati sull’essere… umani.
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Espresso.it, 19.04.12
“Li chiamano migranti ma dovrebbero chiamarli oggetti”:
http://altre-lettere.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/04/19/li-chiamano-migranti-ma-dovrebbero-chiamarli-oggetti/
Cronache Laiche, 20.04.12:
http://www.cronachelaiche.it/2012/04/esseri-disumani/
Il Mattino, 21.04.12

“Immigrati come pacchi”:
Il Messaggero, 25.04.12

“Esseri umani o pacchi?”
(versione ridotta):
Il Secolo XIX, 30.04.12

La lettera del giorno
“Esseri umani in transito come pacchi postali”: