Spiccioli di bontà
Ci sarà un momento in cui questa sbornia di bontà ci ricondurrà dannatamente al presente. Quando sarà finita la gara a chi è più pio, a chi riconosce con maggiore estasi la novità di un papa che fa finalmente il papa, torneranno quei reietti, quegli ultimi di cui tutti si riempiono oggi la bocca, a reti unificate, a Camere unificate. Torneranno perché sono ancora vivi, in carne e ossa: esistenti, anche se malconci e disperati. Anche se li abbiamo ben nascosti dietro sbarre e impegni solenni. Perché sono esseri umani: non belle parole da comporre invertendone soltanto l’ordine a caccia della frase più bella, non monetine da consegnare nel cappello vuoto della loro fantasia per poter tornare più sereni alle proprie rampanti esistenze. Esseri umani. Sotto i ponti e nelle baracche, nei prefabbricati e nelle macerie, negli ospedali e nei “manicomi”, nelle carceri e nei Cie, nel delirio della mente o in quello della solitudine. Occorre “vederli”, non soltanto parlarne: e trasformare le promesse in azioni e leggi, per restituire loro quei diritti che sono la base, il minimo, dell’esistenza. E dobbiamo anche fare presto, perché ogni tanto quegli esseri umani non ce la fanno più. E finisce che si danno fuoco, che ammazzano, che si impiccano, che si buttano di sotto. Cadendo ai nostri piedi, proprio mentre ci stiamo complimentando tra noi su chi è più buono.
© Paolo Izzo
L’ha ribloggato su PasChics.